Quinto secolo

La settimana scorsa siamo andati a Poggibonsi per il seminario internazionale sul quinto secolo.

Molti importanti studiosi del periodo tardoantico e altomedievale tutti insieme per affrontare il tema della trasformazione della Pars Occidentis durante il periodo di tracollo della struttura amministrativa e militare dell’Impero.

Sinceramente, non è stato un granché. La maggior parte delle relazioni proponevano materiali che bene o male suonavano già visti, già sentiti. E io non sono certamente la persona più informata e colta in merito. Molti dei relatori, chi più, chi meno, hanno sottolineato come sia semplicemente senza senso fare un seminario per discutere di quinto secolo, dopo decenni passati a parlare dei tempi lunghi studiati dall’archeologia, dopo praticamente un secolo di Annales… insomma, tutte le cose che ci insegnate, non le mettete in pratica.

Alcune questioni si riducono sostanzialmente ad una presa di posizione che bene o male riflette la posizione politica (no, non sto parlando di destra e sinistra, la politica è un’altra cosa) delle persone. Per fare alcuni esempi:

  • i testi legislativi vanno letti pensando che ciò che veniva vietato era comunque fatto, oppure quando una legge si ripete di continuo significa che è efficace?
  • la militarizzazione della società per combattere l’insicurezza è un fatto che ha ripercussioni positive o no?
  • la fine dell’unità ad Occidente e il venir meno di una forma statale centralizzata causò il tracollo della società?
  • … e altri ancora

Non mi dilungo troppo sul tema. Chi non c’era e vuole farsi un’idea senza aspettare la pubblicazione degli atti può andare sul Mediacenter di Archeologia Medievale.

Due cose soltanto: ho trovato molto interessante, sebbene maledettamente confusionario e poco abile ad esprimersi, Fabio Giovannini con la sua relazione sulla popolazione e la demografia. Sarebbe davvero ora di smetterla di parlare per concetti generici e in fin dei conti vuoti. Mi ha colpito l’ipotesi ben fondata che, in base ai dati antropologici emersi dalle sepolture altomedievali, le condizioni di vita dopo la fine dell’Impero in Occidente siano migliorate in maniera sostanziale, andando di pari passo con una brusca diminuzione della natalità. Tutto in un mondo profondamente rurale, che non è più tornato dall’altomedioevo in poi.

Walter Pohl ha riscosso la mia profonda simpatia quando ha ricordato che ci sono stati solo due periodi storici in cui le città d’Europa non sono state fortificate: l’Alto Impero e l’Età Contemporanea. Quindi la fortificazione e la difesa dello spazio urbano+civico sono una cosa normale e non l’eccezione. Molto vero. MI ricorda il primo capitolo de La storia spezzata di Aldo Schiavone, in cui dimostra come nel secondo secolo l’autopercezione degli intellettuali era quella di una insuperabile età dell’oro…


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