Un rumeno stupra una donna e la uccide.
Un rumeno violenta la moglie di un ufficiale di marina e la getta in fin di vita in un fosso.
Un rumeno uccide la moglie di un ammiraglio a Roma.
Stop.
Questi erano i titoli dei telegiornali ierisera, ve ne siete accorti? Il governo Prodi vara provvedimenti speciali, decreti legge, pacchetti sicurezza, centrati sulla espulsione dei rumeni, Veltroni parla dei rumeni che danno problemi a Roma, molti si lamentano dell’ingresso della Romania nell’Unione Europea. Sono solo alcuni dei fatti accaduti dopo il delitto, in Italia.
Devo ancora capire per quale motivo se io stupro una donna, sono un uomo di 24 anni che stupra una donna, se lo fa qualcun altro è un rumeno, un albanese. Devo ancora capire nella Repubblica Italiana il motivo per cui alle fonti di informazione fa differenza da dove vieni. Anche se sei italiano, tra l’altro. Provincialismo preunitario mai sopito, credo.
E soprattutto devo ancora capire, ma penso di conoscere la risposta, perché quella donna, che ora è in fin di vita, è moglie di un ufficiale di marina, oppure moglie di un ammiraglio. La risposta sta nel fatto che dopo questo delitto, tutti hanno iniziato a urlare al lupo al lupo
contro i rumeni, e nessuno ha aperto bocca contro l’ennesimo atto di violenza su di una donna. Ogni giorno, a decine, le donne in Italia (anche quelle non italiane, state certi) vengono violentate, stuprate, picchiate, costrette alla prostituzione o magari, più semplicemente, a una vita oppressa e priva di libertà. Magari uccise da amanti respinti. E alla fine tragica di tutte queste donne si aggiunge anche la beffa, segno di una civiltà inesorabilmente inferiore, della perdita della propria identità: è stata stuprata la moglie di…
. Donne ancora una volta ridotte a oggetti, nelle mani dei maschi.
Non mi stancherò di ripeterlo: la cronaca è la tomba dell’informazione.
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