Stefano Costa

There's more than potsherds out here

Faccio l’archeologo e vivo a Genova

Autore: Stefano Costa

  • Perché l'università italiana fa schifo

    L’università italiana fa schifo. Su questo possiamo essere d’accordo, senza preoccuparsi troppo di quanto possano dire i vari emissari governativi di entrambe le parti.

    Il motivo numero 0 ovviamente è la mancanza di fondi. La maggior parte delle università in Italia sono statali e lo Stato non spende abbastanza denaro per garantire la qualità dell’insegnamento e della ricerca.

    Ma non è questo che oggi voglio affrontare. Vorrei provare a entrare a piccoli passi dentro lo schifo. Vedere come fa schifo. In quali modi si esprime l’inettitudine del sistema università italiano.

    Niente campus

    In Italia non esistono campus. Frutto in parte della secolare tradizione di insegnamento, in parte della tradizionale posizione centrale delle facoltà rispetto alle città, perché qui da noi le università sono nate quando non c’erano i treni, gli autobus. Quando sono nate, però, le università il campus lo avevano. Lo erano, anzi. Padova, Bologna sono solo alcuni esempi.

    Noi invece no. Usciamo di casa (o magari ce ne andiamo di casa) per andare all’università dove si svolge una serie limitata di operazioni connesse al loro funzionamento: lezioni, esami, studiare in biblioteca (ma vedi sotto), per chi li ha i laboratori. Andare all’università è un lavoro, e nemmeno dei meno faticosi, anche se ovviamente cerchiamo di divertirci, ogni tanto. Nessuno sembra tenere conto del fatto che abbiamo fatto una scelta di vita, la scelta più importante della nostra vita (la prima che possiamo prendere quasi autonomamente e consapevolmente) e che siamo dei cervelli e dei corpi umani in pieno vigore e potenza, con l’entusiasmo dei nostri vent’anni.

    Non ci sono campus, però. Noi possiamo andare all’università come al supermercato, prendere ciò per cui paghiamo (tanto), e tornare a casa.

    Niente libri

    Nelle biblioteche delle università italiane non ci sono libri. Non ci sono soldi per pagare le bollette dell’elettricità e del riscaldamento, volete forse che ci si possa permettere l’acquisto di materiale librario? Non solo gli studenti italiani non sono minimamente capaci di scrivere in una lingua dell’Unione Europea (italiano incluso), ma nemmeno di leggere. E ci vuole proprio un bell’impegno a raccontare che le generazioni cambiano e che leggiamo Internet e che vogliamo nuove forme di comunicazione. Sti cazzi, non leggiamo niente più di quello che sia strettamente necessario. I libri li fotocopiamo, o ce li facciamo prestare, e preferiamo comprare Dylan Dog (e vorrei vedere…) con gli stessi soldi. Avere una biblioteca personale non serve più a niente. Leggere nemmeno. Non è leggendo che si fa carriera d’altra parte.

    Troppi diritti

    I giovani dell’UDU si lamentano e vogliono l’abolizione dei corsi a numero chiuso. Io preferirei che ce ne fossero un bel po’ di più. Seguiamo il ragionamento.

    Io dovrei essere libero di scegliere cosa fare nella mia vita, incluso il mio corso di studi. Nessuno deve potermi impedire di frequentare un corso di studi, anche se il numero di posti di lavoro nel settore è limitato, anche se io non sono il più preparato sull’argomento, anche se una volta strappata la laurea andrò a fare il commesso da intimissimi. Nessuno dovrebbe. Nemmeno lo Stato, che spende 4 € ogni volta che io ne spendo 1 di tasse per la mia preparazione universitaria. Nemmeno lo Stato, a cui quotidianamente migliaia di precari si rivolgono pretendendo un posto di lavoro, come se si fosse in uno stato socialista e lo Stato fosse l’arbitro del mercato del lavoro.

    Quindi voi volete studiare quello che vi pare, lo Stato poi deve darvi un posto di lavoro che corrisponda alle vostre aspettative e vi consenta di vivere al livello economico che vi aspettate in base al vostro titolo di studio.

    Forse non ci siamo. Nemmeno in Cina i laureati lavorano.

    Troppe tasse

    Comunque, paghiamo troppe tasse. Se uno, per caso, fosse bravo, dovrebbe essere invogliato a fare bene, a diventare uno bravo davvero, uno che fa delle cose importanti, smettere di essere un numero come tanti dentro il database anagrafico e fiscale. L’ambiente non stimola la bravura. Ci appiattisce. Paghiamo le tasse, e ne paghiamo talmente tante che non è possibile che qualcuno si sogni di non farci laureare, di non farci andare fuori come degli incapaci.

    …continua

  • Open Source goes into space

    ESA open-source software supports Germany’s TerraSAR-X:

    Germany’s next-generation TerraSAR-X uses sophisticated ground infrastructure to deliver Earth observation data to scientists and commercial customers. Open-source software developed at ESA’s Operations Centre is helping to make the mission a success.

    At least, some of our taxes have been well used. Some other were not.

    seen on irc://irc.freenode.net/#linux.

  • JGR

    Sometimes I just need to show how R is good without scaring too much people, typing commands on the command line.

    That’s why I installed JGR. Unfortunately, there’s no binary package for it in my distribution, so I used the classic install.packages().

    JGR has a bug though, and as far as I know it hasn’t been fixed. However, I quickly found a workaround.

    Just open the startup script with your favourite text editor:

    sudo vi /usr/local/lib/R/site-library/JGR/cont/run

    and add the following line at the beginning:

    cat ~/.JGRprefsrc | sed ‘s/, /,/g’ > ~/.JGRprefsrc

    It’s just a bit of regexp magic, and it does the trick nicely.

    [@more@]

  • Quantitative Archaeology Wiki

    After some months of testing, we eventually got this new wiki started. Some content is already available on Quantitative Archaeology Wiki.

    I got off Wikia and chose to start a new wiki on my webserver using Dokuwiki. Dokuwiki is cool, not only because it runs on text files and doesn’t need MySQL or another database. It’s good because it was NOT designed with an encyclopedia in mind, like MediaWiki is. Markup is even simpler and loading of images directly into pages works like a charm. Furthermore, I can write pages while offline, even hundreds of pages, and then upload them with FTP to the server, as plain text files.

    Besides the Digging Numbers exercises replica, Loïc Jammet-Renal uploaded a summary of his master thesis with R code that implements the creation of Ford’s Battleships diagrams. The result is very good-looking.

    .

    I hope more people can join this wiki and help building a good repository for students in Quantitative Archaeology.

  • KerGIS?

    KerGIS est un Système d’Information Géométrique topologique dérivé de la dernière version du logiciel en domaine public G.R.A.S.S.® (Geographical Resources Analysis Support System) telle que publiée par U.S. Army C.E.R.L. (Construction Engineering Research Laboratory).

    I ignored totally the existence of such a piece of software.

  • yafc ‒ Yet Another FTP Client

    Graphical FTP clients available for my operating system actually suck. Let me know if I am wrong.

    The good ol’ command line ftp is no better, anyway.

    So with debtags I found out yafc. It’s great. Help pages for single commands are more than one screen long and each command has dozens of options. Everywhere is is desiderable, yafc supports recursive commands, and you can forget about your cheap hosting not giving you shell access to your webspace.

  • RSeek.org

    RSeek is a new vertical search engine about the R (not-just-statistical) Software. You can add it in your browser’s search bar, and it’s really useful because usually I get crazy with queries like “r graphics” that give me tons of results that have nothing to do with R.

    By the way, if you don’t know any other vertical search engine, try WikiSeek, and you won’t stop using it.

  • LaTeX colorbox and text alignment

    Today I found out that when you use a colorbox statement in your LaTeX code, you have to put comments at the end of the lines inside all text environments where you want to keep offsest and text alignment right. Just like this:

    begin{center}
    includegraphics[width=.5textwidth]{logo.png}
    vspace{10ex}
    begin{Huge}
    texttt{%
    textbf{%
    colorbox[rgb]{0.137255, 0.137255, 0.862745}%
    {textcolor[rgb]{1, 1, 1}{g}}ruppo%
    colorbox[rgb]{0.137255, 0.137255, 0.862745}%
    {textcolor[rgb]{1, 1, 1}{r}}icerche%
    }%
    }%
    end{Huge}
    vspace{2ex}
    Istituto Internazionale di Studi LiguriSezione di Genova
    vspace{10ex}
    end{center}

    Otherwise, the line that contains the colorbox(es) will have a wrong offset.

  • Luciana Littizzetto

    Da parecchio tempo ormai la domenica sera il popolo della sinistra (anzi, di una certa sinistra) ha un appuntamento fisso: Fabio Fazio e il suo programma cultural-meteorologico. Quando questa trasmissione era iniziata, non si può negare che fosse drasticamente migliore di qualsiasi altro programma televisivo di pseudo-intrattenimento, soprattutto trasmesso in un orario così inconsueto. Oramai, come i ragazzini che guardano i cartoni animati, uno stuolo di adulti attende la voce luciferina di Luciana che invoca Lui, «Eminems». All’inizio era divertente, lo ammetto. Era utile, dava voce a quei tanti che della Chiesa Cattolica non gliene frega niente e pensiamo che sia una organizzazione mangia-soldi (nel migliore dei casi) che si intromette nelle nostre vite. All’inizio un po’ di irriverenza, ci stava, e io sono il primo a esserlo più spesso del dovuto. All’inizio al governo c’erano gli Altri. Poi, è diventato noioso. Fazio, anzitutto, è diventato noioso, e intervista sempre le stesse persone (Paolo Rossi, Francesco Guccini,…) facendo sempre le stesse domande a tutti. E poi, insomma, mi pare che ultimamente Ruini si presenti alle nostre orecchie meno di una volta alla settimana. Soprattutto, siamo tutti in grado di capire che Ruini o chicchessia è fastidioso per la nostra libera esistenza (ma non fastidioso in concreto, nei fatti: fastidioso come una mosca…). Soprattutto, e arrivo al punto e la finisco qui, mi pare che da qualche tempo ci sia un po’ di gente di una certa sinistra che guarda Luciana Littizzetto e sta lì a pendere dalle sue labbra, mentre lei mi spiega che penso. Ecco il problema. Ascoltate per farvi dire cosa dovete pensare. E non va bene. You could only repeat what we told you.

  • Creative Commons 3.0

    The new, much awaited version of the Creative Commons Licenses has been released. They are in the end unbiased towards non-US content publishers, among other improvements.

    You can just try out the nice license selector and enjoy the goodnees of copyleft artwork.