Ecco, sono di nuovo arrivato ultimo anche su Medium. Giovedì scorso
ero arrivato per ultimo a Pompei, a notte ormai fonda, complice
ritardo epico del Frecciarossa 1000. Venerdì mattina, quando ho
incontrato Augusto e poi tutti gli altri compagni scriptores, ero
visibilmente assonnato, tanto da conferire un sapore onirico al
ritrovare previsto e imprevisto di vecchi amici, qualcuno in carne e
ossa, qualcuno materializzato per la prima volta a Pompei da una
istruzione PROJ4 benevola.
Se non avete ancora letto la versione dei fatti di Paola Romi (1, 2),
Paola Liliana Buttiglione, Marco Montanari, fatelo ora. Io posso solo
confermare che non ci eravamo quasi mai visti e abbiamo passato 48 ore
a “smanettare” gomito a gomito, tra ciliegie, taralli e tanto
caffé. Che il nostro obiettivo, un po’ scelto da noi e un po’
assegnato dagli organizzatori, era quello di dare a tutti (a tutti!)
la possibilità di vedere da vicino la sterminata mole di letteratura
accademica su Pompei, sui singoli edifici così come sulle
infrastrutture. A tutti vuol dire: agli studiosi, agli studenti, ai
visitatori, a chi tiene in piedi Pompei, a chi la ama, a chi ci vive.
Come nei Simpson, per la maggior parte dello Scriptorivm le
proporzioni di genere nella track Archæologica Academia erano 3
a 2. Come nei Simpson, alcuni di noi pigiavano bottoni con effetti a
migliaia di km di distanza, e scrivevano in modo ripetitivo le stesse
frasi su una lavagna senza fine. Poi c’erano le archeologhe, di cui
due pompeianiste DOCG (Paola Romi e Luana Toniolo, che a Pompei ci
lavora) e una smanettona ritrovata archeologa. Il loro entusiasmo è
travolgente come un’auto guidata da una bambina, un assolo jazz, una
città che rinasce. Io, che mi faccio chiamare steko ma in realtà sono
nato a Genova, sono uno di quelli che trascorrono ore interminabili
davanti a uno schermo scuro, on my own, e a Pompei ho visto con i miei
occhi la conoscenza condivisa che si faceva codice eseguibile, dato
aperto. Beati quelli che, pur vedendo solo il risultato, ci
crederanno.
Nessuno si è alzato dal tavolo senza aver imparato qualcosa: Zotero,
le insulae, l’età post-sismica, il web scraping, le case editrici sono
antipatiche. Tutti abbiamo abbracciato il culto di san Eric Poehler da
Massacciuccoli, facendoci tatuare sui polpacci la chiave API della sua
utenza Zotero, da cui abbiamo attinto a piene mani per creare il
prototipo della mappa / linea del tempo. Lo Scriptorivm è quel posto
magico dove se sbagli e dici “due regio” invece che “due regiones”
nessuno si offende, e magari ti spiega anche perché dovresti dire
regiones, ché la lingua latina non è volgare. Dove davanti a una
operazione tecnicamente impegnativa, nessuno si tira indietro e ci si
impadronisce insieme della tecnica. Dove devono venire a tirarti via
dalla sedia per la pausa pranzo perché vuoi assolutamente finire
quello che stai facendo. Dove presentiamo agli altri partecipanti
scriptores quello che abbiamo fatto ma nel frattempo Marco Montanari,
da Bologna, continua a sviluppare l’applicazione web.
Lo Scriptorivm è contagioso: che nessuno venga a guarirci!
Lascia un commento