Il 3 febbraio 2011 ho partecipato al seminario “Lo scavo e il web 2.0. Percorsi/pratiche/riflessioni” organizzato presso il mio dipartimento a Siena da Marco Valenti ed Enrico Zanini. L’idea era quella di avere una serie di interventi lampo sul tema, affrontato dalle diverse prospettive che caratterizzano i gruppi di ricerca attivi nei diversi ambiti cronologici (in particolare tarda antichità e alto medioevo) e geografici (Toscana, Mediterraneo).
Di fatto il risultato è stato un po’ diverso, un po’ più “convegno”, ma non sono comunque mancati gli spunti di riflessione.
Io ho fatto un intervento di taglio molto riflessivo e autocritico (forse troppo?), la cui unica illustrazione era la seguente:
Di fatto il problema che mi sono posto e che ho condiviso con gli altri partecipanti era il seguente: già ad oggi non abbiamo le risorse per gestire “in casa” tutti i dati che produciamo, e ci affidiamo in modo crescente a servizi esterni per la gestione di video, immagini, discussioni, dati. Quanto dovrebbe essere sotto il nostro diretto controllo? Cosa può tranquillamente essere gestito tramite servizi gratuiti o a pagamento? Abbiamo riflettuto sul cloud computing e valutato la possibilità di farne uso? Abbiamo più bisogno di contenitori o di elaboratori?
Credo che la cosa più importante non sia tanto scegliere, ma avere la concreta possibilità di scegliere in ogni momento il modo più consono alle nostre esigenze e risorse, con il minimo attrito nel passaggio da un sistema all’altro. Ecco quindi che il wiki, al di là di tutte le sue carenze (di fatto, una sola: non essere un database relazionale), ha il grande vantaggio di essere già in rete, e di essere quindi naturalmente predisposto ai collegamenti da e verso l’esterno. La carenza più significativa che individuo in questa fase è semmai il fatto che i nostri wiki sono chiusi (per una serie di ragioni, alcune valide, altre superabili) e quindi viene meno la possibilità di usare i motori di ricerca, di linkare i contenuti dall’esterno, e così via.
Il video con il mio intervento e una parte della discussione successiva si trova qui, grazie al Mediacenter di Archeologia Medievale.
Voi, come usate il web 2.0 e quali barriere date all’informazione?
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