Stefano Costa

There's more than potsherds out here

Faccio l’archeologo e vivo a Genova

Categoria: News

  • Un plauso al compagno Mussi

    Compagno Mussi,
    Lei che lascia il partito demografico perché si sente troppo di sinistra, lo spiega a me e magari anche agli altri italiani perché ha siglato un accordo di intesa con Microsoft Italia, mettendo da parte per l’ennesima volta la concorrenza, il libero mercato, l’innovazione, la libertà degli utenti, il risparmio sui conti pubblici, la formazione dei giovani che garantisca la crescita del paese?

    Una volta almeno i comunisti o quelli che stavano seduti lì intorno erano contro le multinazionali, che non era il massimo ma come minimo certe porcherie rimanevano alla larga.

    Informazioni complete e il comunicato di Assoli su gnuvox.

     

    UPDATE!: L’Associazione Software Libero surclassa la miserabile offerta di Microsoft e rilancia al governo! Ora cosa succederà?

  • Vergogna a Genova

    Manca poco alle elezioni, ed ecco che, insieme al Giornale, nota rivista quotidiana a carattere scandalistico, dobbiamo sperare che si vergognino un po’, un bel po’, anche diversi politici di sinistra (“potremmo chiamarci tutti compagni…” disse la settimana scorsa Rutelli…) che amministrano la Provincia di Genova, e perché no gli immancabili responsabili delle università, che di sporcarsi le mani non hanno mai timore.

    La chiusura di Ergo Sum dovrebbe comunque fare riflettere: dalla politica, meglio chiedere e pretendere sempre come cittadini, e lasciare perdere tutto il resto.

    Che poi, insomma, il giornale non è proprio niente di entusiasmante, se lo leggete (cosa che penso pochi degli scandalizzati di entrambe le parti abbiano fatto, come sempre). Ci voleva giusto un tabloid come il Giornale per infognarcisi.

     

    Update/Scoop: pare che a innescare la redazione dell’articolo sul cosiddetto quotidiano sia stato l’articolo che riguardava Clemente Mastella, il nostro amato ministro della Giustizia e della Temperanza, padre dell’indulto, feudatario di Telese. Un suo locale sostenitore, vistosi in casa il giornaletto incriminato, ha pensato bene di contattare un amico, che di mestiere ufficialmente fa il giornalista.

    In Italia, pesta i piedi a chi vuoi, ma mai al lustrascarpe di un partito politico. Te ne verranno solo guai.

     

    International: se posso dare un consiglio ai nostri amici censori, troveranno certamente notevoli affinità con l’estremismo islamico iraniano, che fa un passo oltre.

  • primomaggio

    primomaggio a Roma, al concerto. Per un ritrovo tra amici venuti da tutta Italia, più che per il concerto. Comunque.

    Bene: Nomadi, Rino Gaetano (cantato dagli altri), Bella Ciao, Bandabardò, Carmen Consoli, Chuck Berry, Andrea Rivera, Roma, Daniele Silvestri

    Così così: Paolo Rossi, i sindacati bacchettoni

    Bocciati: Claudia Gerini, la SIAE e l’appello contro il download pirata, tutti i cosiddetti artisti che hanno rappresentato solo se stessi e nessun altro sul palco del primomaggio, trenitalia, l’ottenebratore romano e le lezioni su quale è il vero terrorismo, i Modena City Ramblers senza Cisco manca il mordente, la televisione, la musica italiana

    Per il prossimo anno, più primomaggio e meno concerto, please.

  • gnome-mastermind

    Gnomefiles is always a cool source of new software for my favourite desktop. Today I found a very special new game: GNOME Mastermind.

    I suddenly fell back into the 80s, when I had no electronic games, and I used to play as a child with Mastermind.

    Now this cool GNOME game is there for all of you to download.

  • La tolleranza e l'Unione Europea: Turchia

    Ecco cosa succede in uno dei paesi islamici più vicini al mondo occidentale, agli USA e prossimo ad entrare nell’Unione Europea: notizia Reuters.

    Io non sono cattolico. Per quanto posso, ovviamente, con pace di Benedetto Croce. Ma qui non c’entra la fede, la religione. È una questione di libertà. Lo stato turco, come quello russo, non garantisce la libertà.

    .

  • Free Geosoftware Coolness : deploy web-GIS service in 5 clock minutes

    Tim Sutton links to this astonishing video tutorial that shows how to build a web-based mapping service in 5 (yes, five) minutes using QGIS and OpenLayers.

    Free software is better.

  • gedit LaTeX plugin

    This LaTeX plugin for gedit is quite nice.

    I was using TeXmaker previously, but gedit is more sexy to me. And no, emacs is not really an option, at least now.

    If you are using GNOME and want to use a good LaTeX editor, you should give it a try. I hope that is gets into gedit-plugins soon.

  • I love free software. Freeciv

    make[2]: Leaving directory `/home/steko/downloads/freeciv-2.1.0-beta3/manual'
    make[2]: Entering directory `/home/steko/downloads/freeciv-2.1.0-beta3'
    make[2]: Nothing to be done for `all-am'.
    make[2]: Leaving directory `/home/steko/downloads/freeciv-2.1.0-beta3'
    make[1]: Leaving directory `/home/steko/downloads/freeciv-2.1.0-beta3'
    
    real    0m48.157s
    user    0m14.821s
    sys     0m5.228s
    steko@cycnus:~/downloads/freeciv-2.1.0-beta3$

    PS3 sucks.

  • Perché l'università italiana fa schifo

    L’università italiana fa schifo. Su questo possiamo essere d’accordo, senza preoccuparsi troppo di quanto possano dire i vari emissari governativi di entrambe le parti.

    Il motivo numero 0 ovviamente è la mancanza di fondi. La maggior parte delle università in Italia sono statali e lo Stato non spende abbastanza denaro per garantire la qualità dell’insegnamento e della ricerca.

    Ma non è questo che oggi voglio affrontare. Vorrei provare a entrare a piccoli passi dentro lo schifo. Vedere come fa schifo. In quali modi si esprime l’inettitudine del sistema università italiano.

    Niente campus

    In Italia non esistono campus. Frutto in parte della secolare tradizione di insegnamento, in parte della tradizionale posizione centrale delle facoltà rispetto alle città, perché qui da noi le università sono nate quando non c’erano i treni, gli autobus. Quando sono nate, però, le università il campus lo avevano. Lo erano, anzi. Padova, Bologna sono solo alcuni esempi.

    Noi invece no. Usciamo di casa (o magari ce ne andiamo di casa) per andare all’università dove si svolge una serie limitata di operazioni connesse al loro funzionamento: lezioni, esami, studiare in biblioteca (ma vedi sotto), per chi li ha i laboratori. Andare all’università è un lavoro, e nemmeno dei meno faticosi, anche se ovviamente cerchiamo di divertirci, ogni tanto. Nessuno sembra tenere conto del fatto che abbiamo fatto una scelta di vita, la scelta più importante della nostra vita (la prima che possiamo prendere quasi autonomamente e consapevolmente) e che siamo dei cervelli e dei corpi umani in pieno vigore e potenza, con l’entusiasmo dei nostri vent’anni.

    Non ci sono campus, però. Noi possiamo andare all’università come al supermercato, prendere ciò per cui paghiamo (tanto), e tornare a casa.

    Niente libri

    Nelle biblioteche delle università italiane non ci sono libri. Non ci sono soldi per pagare le bollette dell’elettricità e del riscaldamento, volete forse che ci si possa permettere l’acquisto di materiale librario? Non solo gli studenti italiani non sono minimamente capaci di scrivere in una lingua dell’Unione Europea (italiano incluso), ma nemmeno di leggere. E ci vuole proprio un bell’impegno a raccontare che le generazioni cambiano e che leggiamo Internet e che vogliamo nuove forme di comunicazione. Sti cazzi, non leggiamo niente più di quello che sia strettamente necessario. I libri li fotocopiamo, o ce li facciamo prestare, e preferiamo comprare Dylan Dog (e vorrei vedere…) con gli stessi soldi. Avere una biblioteca personale non serve più a niente. Leggere nemmeno. Non è leggendo che si fa carriera d’altra parte.

    Troppi diritti

    I giovani dell’UDU si lamentano e vogliono l’abolizione dei corsi a numero chiuso. Io preferirei che ce ne fossero un bel po’ di più. Seguiamo il ragionamento.

    Io dovrei essere libero di scegliere cosa fare nella mia vita, incluso il mio corso di studi. Nessuno deve potermi impedire di frequentare un corso di studi, anche se il numero di posti di lavoro nel settore è limitato, anche se io non sono il più preparato sull’argomento, anche se una volta strappata la laurea andrò a fare il commesso da intimissimi. Nessuno dovrebbe. Nemmeno lo Stato, che spende 4 € ogni volta che io ne spendo 1 di tasse per la mia preparazione universitaria. Nemmeno lo Stato, a cui quotidianamente migliaia di precari si rivolgono pretendendo un posto di lavoro, come se si fosse in uno stato socialista e lo Stato fosse l’arbitro del mercato del lavoro.

    Quindi voi volete studiare quello che vi pare, lo Stato poi deve darvi un posto di lavoro che corrisponda alle vostre aspettative e vi consenta di vivere al livello economico che vi aspettate in base al vostro titolo di studio.

    Forse non ci siamo. Nemmeno in Cina i laureati lavorano.

    Troppe tasse

    Comunque, paghiamo troppe tasse. Se uno, per caso, fosse bravo, dovrebbe essere invogliato a fare bene, a diventare uno bravo davvero, uno che fa delle cose importanti, smettere di essere un numero come tanti dentro il database anagrafico e fiscale. L’ambiente non stimola la bravura. Ci appiattisce. Paghiamo le tasse, e ne paghiamo talmente tante che non è possibile che qualcuno si sogni di non farci laureare, di non farci andare fuori come degli incapaci.

    …continua

  • Open Source goes into space

    ESA open-source software supports Germany’s TerraSAR-X:

    Germany’s next-generation TerraSAR-X uses sophisticated ground infrastructure to deliver Earth observation data to scientists and commercial customers. Open-source software developed at ESA’s Operations Centre is helping to make the mission a success.

    At least, some of our taxes have been well used. Some other were not.

    seen on irc://irc.freenode.net/#linux.