Stefano Costa

There's more than potsherds out here

Faccio l’archeologo e vivo a Genova

Categoria: Libri

Ho sempre letto e scritto molto sin da piccolo. Una volta ho anche scritto un libro. È difficile dire quanti e soprattutto quali libri ho letto, comunque ultimamente sto cercando di tenerne traccia. Non posso dire che mi piacciano dei generi in particolare, nemmeno per i film. Se mi piace, vuol dire che ci trovo qualcosa di bello (e non è detto che sia sempre la stessa cosa a piacermi in ogni situazione).

Questi sono i libri che leggo.

  • Wu Ming, 54

    Ho letto 54.

    È un piacere da leggere. Rispetto agli altri romanzi di Wu Ming (Q, Manituana e Altai) ha una profonda differenza. È ambientato poco tempo fa. Parla di cose che tutti dovremmo conoscere, molto meglio delle rivolte dei contadini tedeschi e degli irochesi e degli ebrei esuli dall’Europa del XVI secolo. Parla di ferite ancora aperte (l’arrivo della televisione in Italia, il trattamento ai “matti”, la Jugoslavia … ve la ricordate che esiste, lì dietro, vero?), roba che nel cencinquantesimo si potrebbe anche considerare importante. Gli italiani hanno un rapporto cattivo con la propria storia, le proprie storie. Non riescono a ricordare le brutte cose ‒ chissà quale è il rapporto causa-effetto con la carenza di mitopoiesi. La carenza di memoria, la carenza di immaginazione: due lati della stessa malattia. Non sapere come erano le cose, non riuscire a immaginare le cose in un modo diverso. Io non sono d’accordo con l’attualismo a tutti i costi dell’antifascismo, o nel voler chiamare i propri nemici “fascisti” a tutti i costi, anche quando sono un’altra cosa. Fascisti suona sbagliato perché è troppo confortante per tutti quelli che sono sicuri di non esserlo. I nomi sono importanti.

    Ah, poi, c’è anche altro nel libro, ma sono io fissato con le storie. E ci sono tante belle storie, intrecciate in modo scoppiettante (ed è questo scoppiettamento a tenerle insieme, a creare quella sospensione del giudizio necessaria prima di aprire un romanzo, prima di sederti al cinema). C’è tanto cinema dentro 54 e non solo nelle parti ovvie ‒ e credo che questa sia stata una caratteristica di Wu Ming che negli anni a venire si è un po’ persa (ma magari sto dicendo una idiozia).

    L’ultima differenza importante è che questo è il primo libro di Wu Ming che leggo dopo l’incontro, avvenuto a Siena qualche tempo fa, grazie agli amici di Lavoro Culturale. L’incontro è stato interessante, per me soprattutto sul versante letterario, e ha lasciato un bello strascico su Giap.

  • Two short science-fiction stories from the early 20th century

    Today I spent 1 hour reading two science-fiction short stories from the early 20th century:

    The first one is really surprising: to me, it is a very early example of dystopian science fiction, only two years later than Jack London’s The Iron Heel, referred to as the first of this genre (next on my reading list, obviously). The story is set in a distant future that has many features in common with our present, and it’s not easy to accept that Forster would imagine a world in which

    There was the cold-bath button. There was the button that produced literature. And there were of course the buttons by which she communicated with her friends. The room, though it contained nothing, was in touch with all that she cared for in the world.

    All this and more thanks to the Machine, a man-made world-wide mechanism that is slowly becoming a divinity, in a world where religion has been banned. There’s a shadow of the totalitarian regimes that were to come in the 20th century, and it has reminded me of diverse things like 1984, Fahrenheit 451 and 12 Monkeys. And I cannot help seeing the shadow of our world wide machine, that keeps us in our rooms, with no need to go out for communicating with our friends.

    Still, if I was to name one step of the entire human technical evolution that is absolutely superior to any other, it’s certainly long-distance communication.

    The second story is a horror science-fiction, much alike some stories by H. P. Lovecraft such as The Color Out of Space (1927). In fact, both England’s and Lovecraft’s works were published on the Amazing Stories science fiction magazine. The Thing from—”Outside” is quite short, and may not be the best example of this genre, and however I like to know not only the masterpieces, but also the minor works that certainly helped shaping the readers’ taste of that period.

    And what is so good about these works is that they’re all in the public domain and gentle people out there have transcribed the texts in digital format on Wikisource or other public archives.

  • Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm

    Questo libro era un regalo per mio fratello, grande amante dell’epica di Tolkien e non solo. Qualche settimana fa, in uno dei rari periodi di permanenza ligure che riesco a concedermi, l’ho trovato sul comodino. Avevo già iniziato a sfogliarlo varie volte, ma senza mai iniziare la lettura dei testi veri e propri.

    Ebbene, avendo letto molto di Tolkien (sicuramente tutto quello che è stato tradotto in italiano più vari testi in inglese), anche se sono passati diversi anni dalla mia prima infatuazione per l’Ainulindalë, Fëanor e Bilbo Baggins, ho trovato al tempo stesso meraviglioso e coerente questo lavoro.

    Meraviglioso perché Tolkien porta qui alle estreme conseguenze quello che aveva iniziato con il Beowulf, dove la fine lettura e la conoscenza diretta della lingua e della letteratura lo porta non solo a identificare alcune parti spurie, ma al tempo stesso ad attribuire ad un autore cristiano il componimento dell’opera, evidenziando il carattere non occasionale con cui Beowulf è tratteggiato negativamente.

    Coerente, pertanto, perché (come spiegato esaustivamente da Wu Ming 4 nell’introduzione) è in linea con l’epica non contemporanea di un Tolkien che visse in prima persona la Grande Guerra, con il credente cattolico: diversi aspetti che rendono la critica alla figura dell’eroe un aspetto imprescindibile per capire anche le opere più note del poeta di Bloemfontein.

  • Libri letti nell’anno duemiladieci

    Settembre-Dicembre

    Wu Ming
    Manituana. Iniziato a leggere diversi mesi prima a dire il vero. La parte londinese è un po’ noiosa (e i capitoli à la Arancia Meccanica abbastanza insostenibili). Diciamo che il confronto con Q non rende giustizia a un libro comunque gonfio di vita e morte. E come sempre in Wu Ming, si parla di noi. Di Elisa.
    H. P. Lovecraft
    Racconti dell’orrore 1927-1930, o meglio capolavori assoluti come Lo strano caso di Charles Dexter Ward, The Dunwich Horror, Il colore venuto dallo spazio. Prestato da Fede come il precedente.

    Agosto

    Fred Vargas e Baudoin I quattro fiumi
    Un fumetto su una nuova storia di Adamsberg ‒ veramente bello. Un regalo di Dora.

    Luglio

    Wu Ming
    Altai. La storia non è ai livelli di Q, alcuni passi sono scritti meno bene (a occhio l’impressione che ci siano troppi aggettivi), ma è comunque notevole. Una specie di Odissea, per dire.
    Luther Blissett
    Q. Era ora che lo leggessi. Regalato dai genitori di Elisa.

    Aprile-Giugno

    H. P. Lovecraft
    Racconti dell’orrore 1923-1926. È la prima volta che leggo Lovecraft e sono sbalordito dalla grandezza di molti racconti, dal linguaggio omerico e incalzante. Aggiungo che l’autentica manìa di Lovecraft per l’antico è quanto di più gradevole ci sia per un archeologo. Delizioso Sotto le piramidi, scritto con Houdinì. Prestato da Fede.

    Marzo

    Peter Brown, Povertà e leadership nel mondo tardoantico
    Come sempre interessante, anche in ottica strettamente archeologica (ovvero ignorando la direzione archeologia → storia della ricerca).

    Febbraio

    Remo Bodei, La vita delle cose
    Titolo accattivante, recensione positiva sul Tuttolibri, sembrava il libro ideale per agganciare riflessioni antropologiche alla mia ricerca di archeologo. E invece è una cagata pazzesca, a malapena si potrebbe intitolare “la storia del pensiero intellettuale e artistico-letterario occidentale sugli oggetti”. Ma a malapena, perché è di una banalità sconcertante, si rivolge ad un pubblico di élite che quasi sicuramente non esiste, non dice niente di nuovo e ripete male le cose vecchie. Non conosce l’archeologia. Da una persona che vuole insegnare una storia della vita delle cose è lecito aspettarsi che la conosca. Meno male che non l’ho comprato.

    Gennaio

    Norberto Bobbio, Autobiografia
    Passeggiavo per Torino e vedendo i cartelli di una mostra per il centenario della sua nascita mi è venuta voglia di leggere qualcosa. Il giorno dopo ho trovato questo libro in offerta. Ci ho trovato molte cose belle, e ho scoperto che anche lui teneva una lista di libri, e che ha insegnato all’Università di Siena prima della guerra, e conosceva Franco Fortini.
  • Libri letti nell’anno duemilanove

    Dicembre

    Nicolò Ammaniti, Che la festa cominci
    Letto in fretta, rubandolo a Elisa. Scoppiettante. Belli i satanisti.

    Novembre

    A. A. Milne, Winnie Puh e La strada di Puh
    Sono bellissimi. Le storie e i disegni — sono veramente come quelle che raccontavo a mio fratello da piccoli. Dimentichiamo volentieri il prodotto Disney, pallida rivisitazione dell’originale.
    Fred Vargas, Un lieu incertain
    Dannatamente delirante anche rispetto a Nei boschi eterni tra colpi di scena e intrichi di menzogne. L’assassino ha un dettaglio di troppo in comune con quello del precedente…
    Fred Vargas, Io sono il tenebroso
    Pur con tutta la mia buona volontà, all’ultimo credevo che fosse veramente C. l’assassino.

    Ottobre

    Fred Vargas, Parti in fretta e non tornare
    Li sto leggendo tutti in disordine, accidenti alle traduzioni italiane. Ma è difficile staccarsi dal libro. Anche se queste storie che affondano le loro radici nel passato si assomigliano un po’ tutte ormai, e la tecnica narrativa mi è piuttosto chiara.
    Fred Vargas, Chi è morto alzi la mano (Debut les morts)
    Il primo libro degli “evangelisti”. Meglio di Un po’ più in là sulla destra secondo me. Ovviamente ho iniziato la mattina e ho dovuto finirlo prima di sera.

    Settembre

    Marco Aime, Il primo libro di antropologia
    Sì, è un manuale. E ho imparato decine di cose interessanti da e su una disciplina che vorrei cercare di sentire affine all’archeologia che faccio.

    Agosto

    Noam Chomsky, Anarchismo. Contro i modelli culturali imposti (titolo orig. Chomsky on anarchism)
    Lo avevo comprato a maggio insieme a Bourdieu. Estremamente stimolante, anche se non riesce sempre a essere convincente, in particolare per il fatto che mette sempre al centro della sua società anarchica il lavoro e la produzione, mentre sono piuttosto convinto che la loro centralità sia un frutto della mentalità capitalista (ho una certa tendenza al primitivismo). Notevoli i collegamenti con Orwell e gli accenni al sostegno statunitense allo scià di Persia (v. la lettura precedente).
    Ryszard Kapuściński, Shah-in-Shah
    QED. E molte cose dell’Iran di oggi mi sembrano meno lontane e ignote. E cita Elias Canetti. C’è sempre un filo invisibile che lega tutto quello che leggo.
    Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne
    Ha dovuto aspettare qualche mese visto che me lo aveva regalato Giulia per la laurea…

    Luglio

    George Psychoundakis, The Cretan Runner (tradotto e commentato da Patrick Leigh Fermor)
    Dopo aver letto The Fortress Crete mi era venuta voglia di approfondire l’argomento, e questo libro è fantastico. Per di più ci ha fatto da guida estemporanea durante il viaggio a Creta.

    Giugno

    Ryszard Kapuściński, Ebano
    Ancora lui (e non mi sembra di aver letto In viaggio con Erodoto quasi un anno fa). Penso che leggerò anche altri suoi libri.
    Elias Canetti, Potere e sopravvivenza (raccolta di saggi)
    Me lo ha passato Elisa dopo che ho provato a spiegarle Bourdieu. Alcuni saggi sono di una lucidità tagliente, come Potere e sopravvivenza e quello su Hitler.

    Maggio

    Pierre Bourdieu, Ragioni pratiche
    L’ho visto in libreria, ne parla Hodder. Ma se va bene un archeologo conosce Durkheim, e continuiamo a rifarci a modelli vecchi di 50 anni e più per tutto quello che non è strettamente archeologia. Leggere Bourdieu in questo momento non è stato un caso, né sarà senza conseguenze per come affronterò la storia socio-economica in futuro.
    Ian Hodder, Leggere il passato
    A tratti delirante, a tratti interessante, è comunque qualcosa che ogni archeologo dovrebbe leggere ed essere costretto a rielaborare. Di Elisa.
    Peter Brown, Il mondo tardoantico
    Sì, mi sono laureato in archeologia tardoantica senza averlo letto, ma non mi sembra poi così grave. Di Elisa.
    Colin Renfrew, Archeologia e linguaggio
    Lo citava a più riprese Diamond. Preso in prestito all’ISCUM.
    Fred Vargas, Un po’ più in là sulla destra
    Ormai li devo leggere tutti. Di Elisa.
    Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene
    Dopo anni che Giulia me ne parlava, finalmente l’ho letto. Semplicemente fantastico.

    Gennaio

    • Iosif Brodskij, Fuga da Bisanzio (trad. di Less than one. Selected essays)
  • Libri letti nell’anno duemilaotto

    Dicembre

    Richard Bach, Il gabbiano Jonathan Livingstone
    Letto per caso da Elisa. Non mi è chiaro cosa abbia di così bello.
    J. R. R. Tolkien, Il medioevo e il fantastico (raccolta di saggi)
    James Joyce, Gente di Dublino

    Novembre

    • Konrad Lorenz, E l’uomo incontrò il cane
    • Konrad Lorenz, L’anello di re Salomone
    • Luigi Luca Cavalli-Sforza, Geni, popoli e lingue

    Ottobre

    • Fred Vargas, L’uomo a rovescio
    • Fred Vargas, Sous les vents de Neptune

    Settembre

    • Brendan Behan, Confessioni di un ribelle irlandese

    Agosto

    • J. R. R. Tolkien, I figli di Húrin
    • Fred Vargas, L’uomo dei cerchi azzurri
    • Paul Auster, La notte dell’oracolo
    • Mordecai Richler, La versione di Barney
    • Salman Rushdie, I versi satanici
    • Paul Auster, Trilogia di New York (Città di vetro, Fantasmi, La stanza chiusa)
    • Daniel Pennac, La lunga notte del Dottor Galvan
    • Ryszard Kapuściński, In viaggio con Erodoto

    Luglio

    • George Harokopos, The Fortress Crete 1941-1944
    • Jared Diamond, Il terzo scimpanzé
    • ‘Ala Al-Aswani, Palazzo Yacoubian

    Giugno

    • Fred Vargas, Nei boschi eterni
    • Cormac Mc Carthy, Non è un paese per vecchi
    • Roberto Saviano, Gomorra

    Maggio

    • Jared Diamond, Collasso

    Da questa data indietro la lista è incompleta. Ma comunque nel 2008 ho ripreso effettivamente a leggere molto di più.

  • Libri letti prima dell’anno duemilaotto

    Da questa data indietro la lista è incompleta. Ma comunque nel 2008 ho ripreso effettivamente a leggere molto di più.

    2007

    • Philip Pullman, La bussola d’oro, La lama sottile, Il cannocchiale d’ambra (His Dark Materials)
    • Jacques Le Goff, L’immaginario medievale
    • David Leavitt, L’uomo che sapeva troppo
    • Amin Maalouf, Le crociate viste dagli Arabi
    • Kary Mullis, Ballando nudi nel campo della mente

    2006

    • G. Rizzolatti, C. Sinigaglia, So quel che fai
    • Paul K. Feyerabend, Contro il metodo
    • Lawrence Lessig, Il futuro delle idee
    • Richard P. Feynman, Sei pezzi facili

    2005

    • Karl R. Popper, Miseria dello storicismo
    • Richard Peyer, Viaggiare nel Medioevo